mercoledì 25 gennaio 2012

Le 4 principali sfide dei prossimi anni secondo Jacques Attali






Jacques Attali, uno degli economisti ed intellettuali europei più influenti del nostro tempo (ex eminenza grigia di Mitterrand - vedi foto),
non è uno di quelli che si astiene dal dire quel che pensa per paura di fare la figura del pirla:
Non ne ha bisogno, perché sa di cosa sta parlando e perché non ha mai nascosto che cosa auspichi (a differenza, ad esempio di Monti, Lagarde, Merkel, Napolitano, ecc.). Osserva gli indicatori socio-economici, i dati sul commercio e ne trae delle conclusioni che sono ineludibili, ossia che i candidati francesi alle presidenziali stanno nascondendo ai loro elettori la verità, ignorando sistematicamente e deliberatamente le questioni di cui dovrebbero discutere. Un fenomeno che non è limitato alla Francia, come ben sappiamo noi Italiani.
Ecco le 4 questioni fondamentali:
1. I volumi del traffico internazionale di merci sono in vistosa diminuzione e sono ritornati ai livelli del 2002 (cf. Baltic Dry Index), in prossimità del collasso del 2008. Ciò significa che l’economia globale sta per rallentare e non sorpasserà la soglia di una crescita del 3%, il livello più basso da una dozzina di anni, con l’eccezione del 2009. Infatti la crescita è rallentata in Cina, India, Brasile e Africa. Attali osserva che anche le nazioni più dinamiche non saranno in grado di creare abbastanza posti di lavoro per i loro giovani. L’Europa, dal canto suo, andrà in recessione. Sarà più difficile esportare e si dovrà scegliere tra protezionismo e un vasto piano di rilancio dell’economia mondiale.
2. In Europa, nonostante il massiccio, epocale intervento della BCE, che potrà dare l’impressione che la crisi sia in remissione, la situazione debitoria della maggior parte delle nazioni sarà presto insostenibile: per ridurre questo debito si vareranno altri programmi di austerità e la loro simultaneità non farà altro che peggiorare la recessione, riducendo il gettito fiscale ed aumentando le spese sociali. O si intraprendono grandi progetti europeo si abbandona l’euro. O si opta per un federalismo democratico o si abbandona la Banca Centrale Europea.
N.B. Attali è un globalista, a favore degli Stati Uniti d’Europa e del governo mondiale, io no, per le seguenti ragioni:
3. Negli Stati Uniti, terminata l’euforia per la massa monetaria immessa nel sistema pre-elettoralmente (leggi: la Federal Reserve sta aiutando Obama a vincere le elezioni sulla scia di una ripresa fittizia), si capirà che chiunque vinca le elezioni dovrà fronteggiare delle enormi difficoltà. Se Obama vince non avrà comunque una maggioranza al Congresso e non potrà aumentare le tasse per tenere sotto controllo la crescita del debito pubblco. Se perde, il suo successore repubblicano sarà costretto a tener fede alla sua promessa di ridurre le tasse. In entrambi i casi il dollaro crollerà e renderà ancora più improbabile la crescita europea. Attali si domanda: come si possono convincere gli Americani ad essere rigorosi quanto si aspettano che lo siano gli Europei?
4. Il mondo musulmano si trova di fronte a scelte colossali. L’Egitto ha solo tre mesi di risorse a disposizione per importare quello di cui ha bisogno prima che la sua economia collassi. La Tunisia non è messa meglio. La Siria è martirizzata. La scelta iraniana di proseguire con il programma nucleare rende più probabile un intervento militare prima o dopo le elezioni presidenziali americane. Lavarsene le mani o aiutarli? E come?   


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