mercoledì 11 gennaio 2012

Il Nuovo Ordine Mondiale non è nuovo, non è ordinato, non è mondiale. Cosa c'è di sbagliato?





For a New World Order to live well



Non si tratta soltanto di una piccola nazione, ma di una grande idea: un Nuovo Ordine Mondiale, nel quale nazioni diverse l'una dall'altra si uniscono in un impegno comune per raggiungere un traguardo universale dell'umanità: pace e sicurezza, libertà, e stato di diritto.
George Bush senior, discorso davanti al Congresso del 29 gennaio 1991.

C'est un véritable New Deal à l'échelle planétaire qui est nécessaire. Un New Deal écologique et économique. Au nom de la France, j'appelle tous les États à se réunir, pour fonder le nouvel ordre mondial du XXIème siècle.
Nicolas Sarkozy, Assemblea delle Nazioni Unite, 25 September 2007.

L’Europa odierna ha la possibilità di proporre quei principi e quelle regole che modelleranno un nuovo ordine mondiale…Stiamo vivendo una fase storica. È il genere di occasioen in cui la crisi mette in discussione tutte le certezze e le menti sono più aperte al cambiamento. Sono momenti speciali e non accadono ogni giorno. Dobbiamo capire che è realmente uno di cui momenti di maggiore malleabilità è allora si può effettuare un vero cambiamento.
José Barroso, Parlamento Europeo, 21 Ottobre 2008.

In un mondo in via di rapida globalizzazione, il riferimento ad un'Autorità mondiale diviene l'unico orizzonte compatibile con le nuove realtà del nostro tempo e con i bisogni della specie umana. Non va, però, dimenticato che questo passaggio, data la natura ferita degli uomini, non avviene senza angosce e senza sofferenze.
Nota del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace, 24 ottobre 2011.

C'è un elemento che inquieta, ed è l'impressione che siamo parte di un sistema che fa di tutto per rendere non praticabili tutte le ipotesi di soluzione, anche quelle di buon senso, che si sta cercando di mettere in piedi.
Marco Panara, Affari & Finanza, 11 luglio 2011.

I poteri del capitalismo finanziario avevano un obiettivo più ampio, niente meno che la creazione di un sistema globale di controllo finanziario in mani private in grado di dominare il sistema politico di ciascuna nazione e l’economia mondiale nel suo complesso. Questo sistema andava controllato in stile feudale dalle banche centrali di tutto il mondo, agendo di concerto, per mezzo di accordi segreti raggiunti in frequenti incontri privati e conferenze. Al culmine della piramide ci doveva essere l’elvetica Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) di Basilea [http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_dei_Regolamenti_Internazionali], una banca privata posseduta e controllata dalle banche centrali mondiali che a loro volta erano imprese private…non bisogna immaginare che questi dirigenti della principali banche centrali del mondo fossero loro stessi dei ragguardevoli potenti nel mondo della finanza. Non lo erano. Erano piuttosto dei tecnici e gli agenti dei massimi banchieri commerciali delle loro rispettive nazioni, che li avevano allevati ed erano perfettamente capaci di liberarsene…e che rimanevano in gran parte dietro le quinte...Questi costituivano un sistema di cooperazione internazionale e di egemonia nazionale più privato, più potente e più segreto di quello dei loro agenti nelle banche centrali. Il dominio dei banchieri commerciali era fondato sul controllo dei flussi di credito e dei fondi di investimento nelle loro nazioni e nel mondo….potevano dominare i governi attraverso il controllo dei debiti nazionali e dei cambi. Quasi tutto questo potere era esercitato dall’influenza personale e dal prestigio di uomini che in passato avevano dimostrato la capacità di portare a compimento con successo dei golpe finanziari, di mantenere la parola data, di mantenere la mente fredda nelle crisi e di condividere le loro opportunità più vantaggiose con i loro associati.
Carroll Quigley, docente di storia, scienze politiche e geopolitica a Princeton, Harvard e Georgetown. Una delle massime autorità mondiali del suo tempo nel suo campo e mentore del giovane Bill Clinton, quando era uno studente universitario. Da: “Tragedy and Hope: A History of the World in Our Time” (New York: Macmillan, 1966).

È un gruppo ultra-segreto dei più potenti uomini della terra. Ora controllano ogni istituzione internazionale, ogni multinazionale pubblica e privata, ogni istituto di credito, ogni banca centrale, ogni stato nazionale, le risorse naturali di ogni continente e la popolazione mondiale per mezzo di complesse reti interconnesse che assomigliano a gigantesche ragnatele. Questo gruppo comprende le maggiori dinastie di Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Giappone, Russia e Cina. Questo gruppo che si auto perpetua ha sviluppato un elaborato sistema di controllo che consente loro di manipolare governanti, consumatori e genti di tutto il mondo. Sono entrati nelle ultime fasi dello sviluppo di un Impero Mondiale che rivaleggia con quello romano. Tuttavia questo nuovo impero dominerà il mondo intero dalle loro sedi ultrasegrete in Germania, non solo una buona porzione di esso come fece Roma molto tempo addietro. Questo gruppo è responsabile della morte e sofferenza di oltre 180 milioni di uomini, donne e bambini, responsabile della prima guerra mondiale, della seconda, della guerra in Corea, di quella in Vietnam, ecc. Hanno creato periodi di inflazione e deflazione per confiscare ed accentrare le ricchezze del mondo. Sono stati responsabili dell’asservimento di oltre due miliardi di persone in tutte le nazioni comunista – Russia, Cina, Europa dell’Est, ecc., avendo lanciato il comunismo in queste nazioni. Hanno costruito e mantenuto in vita questi malvagi sistemi totalitari per ricavarne un profitto personale…I principali architetti di questo nuovo Impero Mondiale stanno programmando un’altra guerra – la terza guerra mondiale – per eliminare le vestigia di libertà politica, economica e religiosa dalla faccia della terra…la maggior parte delle persone non vogliono accettare l’idea che un tale machiavellico gruppo di uomini, distribuito strategicamente sul pianeta, possa esistere. Preferiscono credere che tutto vada bene e che stiamo marciando verso la pace mondiale, l’interdipendenza globale e la prosperità economica. Ma non è così.
Michael L. Chadwick, autore di “Global Governance in the Twenty-First Century. An Overview of the Elite Forces Controlling the World Economy” scrive, in una più recente introduzione alla “Tragedy and Hope: A History of the World in Our Time”, di Carroll Quigley.

La democrazia è venuta ad assumere il carattere di un sistema che ha riconsegnato per aspetti cruciali il potere a nuove oligarchie, le quali detengono le leve di decisioni che, mentre influiscono in maniera determinante sulla vita collettiva, sono sottratte a qualsiasi efficace controllo da parte delle istituzioni democratiche. Si tratta sia di quelle oligarchie che, titolari di grandi poteri, privi di legittimazione democratica, dominano l'economia globalizzata, hanno nelle loro mani molta parte delle reti di informazione e le pongono al servizio degli interessi propri e dei loro amici politici; sia delle oligarchie di partito che in nome del popolo operano incessantemente per mobilitare e manovrare quest' ultimo secondo i loro intenti; sia dei governi che tendono programmaticamente a indebolire il peso dei parlamenti (...) e soggiacciono all' influenza del potere finanziario e industriale, diventandone in molti casi i diretti portavoce e gli strumenti.
Massimo Salvadori, università di Torino, introduzione a “Democrazie senza democrazia”, 2009.

Oggi, proprio nel momento in cui si manifesta la sua debolezza davanti al conflitto e alla violenza, lo Stato si mostra in preda a un’ossessione per la sicurezza, che – se non inverte la tendenza a reagire al crescere (reale o percepito) della violenza con progressive restrizioni della libertà – alla democrazia lascerà ben poco spazio: si affacciano nuovi conformismi e nuovi autoritarismi, nuove imposizioni di ‘identità’ obbligatorie, nuove e immediate forme di potere che fanno leva sulla paura (anche producendola) e non certo sulla libertà o sulla virtù civica, sostituita da una cupa chiusura dei cittadini su se stessi. In parallelo, le istituzioni liberaldemocratiche, rappresentative e di garanzia, sono travolte dalle nuove forme che la politica assume: populismo, plebiscitarismo, fittizie mobilitazioni di massa contro fittizi nemici inventati dai poteri politici ed economici in modo che i cittadini non si sentano del tutto assoggettati e impotenti davanti al governo reale delle “cricche” economico affaristiche. […] La democrazia rischia di uscire trasformata in una democrazia della sicurezza, delle identità (delle civiltà, delle culture) in conflitto, delle ‘radici’ da riscoprire, del controllo sociale e del dominio sulla vita biologica della persona, del plebiscito autoritario, dell’ignoranza acritica, dell’apatia e del risentimento, soprattutto, in una democrazia del mercato.
Carlo Galli, università di Bologna, cf. Portinari, 2011, p. 43-45.

È libero un uomo così ossessionato dalle cose materiali, o non assomiglia piuttosto alla pecora che fa gregge sotto la guida del pastore? […] La libertà, oggi…è insidiata da queste ragioni d'omologazione delle anime. Potrebbe perfino sospettarsi che la lunga guerra contro le arbitrarie costrizioni esterne, condotte per mezzo delle costituzioni e dei diritti umani, sia stata alla fine funzionale non alla libertà, ma alla libertà di cedere liberamente la nostra libertà. La libertà ha bisogno che ci liberiamo dei nemici che portiamo dentro di noi. Il conformismo, si combatte con l'amore per la diversità; l'opportunismo, con la legalità e l'uguaglianza; la grettezza, con la cultura; la debolezza, con la sobrietà. Diversità, legalità e uguaglianza, cultura e sobrietà: ecco il necessario nutrimento della libertà.
Gustavo Zagrebelsky, “Le parole della politica”, Repubblica, 16 giugno 2011.

Il sovrano allunga le sue braccia sulla società tutta intera; ne copre la superficie con una rete di piccole regole complicate, minuziose ed uniformi, attraverso le quali gli spiriti più originale e le anime più vigorose non sanno distinguersi per oltrepassare la folla; non spezza le volontà, le rende molli, le piega e dirige; raramente obbliga ad agire, ma si oppone senza sosta all’azione; non distrugge, bensì impedisce di nascere; non tiranneggia, ma intralcia, limita, irrita, inebetisce e infine riduce ogni nazione ad un gregge di animali timidi e industriosi, il cui pastore è il governo.
Alexis de Tocqueville, Democrazia in America (1840).

Dobbiamo guardarci le spalle contro l'acquisizione di influenze che non danno garanzie, sia palesi che occulte, esercitate dal complesso militare-industriale. Il potenziale per l'ascesa disastrosa di poteri che scavalcano la loro sede e le loro prerogative esiste ora e persisterà in futuro. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà o processi democratici. Non dobbiamo presumere che nessun diritto sia dato per garantito. Soltanto un popolo di cittadini allerta e consapevole può esercitare un adeguato compromesso tra l'enorme macchina industriale e militare di difesa ed i nostri metodi pacifici ed obiettivi a lungo termine in modo che sia la sicurezza che la libertà possano prosperare assieme.
Dwight David "Ike" Eisenhower, Discorso d'Addio alla Nazione, 1961.

La libertà di una democrazia non è salda se il suo sistema economico non fornisce occupazione e non produce e distribuisce beni in modo tale da sostenere un livello di vita accettabile. Oggi tra noi sta crescendo una concentrazione di potere privato senza uguali nella storia. Tale concentrazione sta seriamente compromettendo l'efficacia dell'impresa privata come mezzo per fornire occupazione ai lavoratori e impiego al capitale, e come mezzo per assicurare una distribuzione più equa del reddito e dei guadagni tra il popolo della nazione tutta.
Franklin D. Roosevelt, discorso del 1938.

Jacques Attali, già consigliere speciale di Mitterrand ed uno degli intellettuali più influenti d’Europa, ha scritto “Demain, qui gouvernera le monde?” (2011), in cui ha delineato lo scenario di una confederazione planetaria democratica: “questo tipo di governo esisterà un giorno. Dopo un disastro, o al posto di un disastro. Occorre pensarci urgentemente, prima che sia troppo tardi. È tempo di organizzare degli stati generali planetari”.
Attali è un fautore del Nuovo Ordine Mondiale per una serie di ragioni che ricapitolo qui di seguito.
Il mercato è globale ma la democrazia non lo è, la crisi ha creato ripiegamenti identitari e xenofobi e perciò serve una struttura europea più forte. Inoltre, a livello planetario, tutte le organizzazioni mondiali (incluso il fondo monetario internazionale) vanno messe sotto il controllo dell’assemblea delle Nazioni Unite. Servono nuove regole del diritto internazionale, la NATO non deve più essere uno strumento degli Stati Uniti, ma dell’ONU. Serve una polizia mondiale, prigioni mondiali, ecc. Attali afferma che siamo sull’orlo di un altro conflitto mondiale e del caos e la questione diventa allora se l’unione planetaria si farà al posto di una guerra o dopo una guerra: come la società delle nazioni proposta prima della grande guerra ma nata dopo, o l’unione europea, proposta prima della seconda guerra mondiale ma nata in seguito: “è evidente che ci sarà un governo mondiale, si tratta solo di capire se avverrà al posto di una catastrofe o in seguito ad una catastrofe”.
Attali è critico verso l’attuale congerie di trattati ed istituzioni. Occorre raggruppare in un unico codice mondiale tutti i testi giuridici esistenti.
Prevede un imminente, massiccio crack, perché i debiti pubblici si accumulano e se ci sarà una nuova crisi bancaria, gli stati non potranno più giocare il jolly  del debito pubblico, perché sono troppo indebitati. La soluzione è porre in atto un vero sistema monetario internazionale, solido ed organizzato. Ma anche questo potrà succedere solo dopo un’altra crisi.
Il governo mondiale sarà totale perché i problemi (disoccupazione, crisi ecologica) sono globali e l’umanità è una totalità, ma non dovrà essere per forza totalitario. Dobbiamo dimostrare di essere capaci di creare delle istituzioni totali democratiche perché altrimenti saranno totalitarie e la barbarie farà il suo ritorno. In questo sistema futuro il presidente francese dovrà diventare un garante dei diritti umani “perché questi saranno fortemente minacciati nell’avvenire”.
Se non ci mobilitiamo nel senso di un governo mondiale tornerà una fase di oscurantismo. La storia non si ripete nella stessa maniera e questa volta sarebbe peggio. In questa fase della storia mondiale tutti i germi del fascismo e del totalitarismo sono presenti: c’è un distinto pericolo che la gente si appelli all’uomo forte. Nessuno, all’inizio del secolo scorso, si aspettava che entro vent’anni l’Europa sarebbe stata coperta di dittature. Si dovranno inaugurare degli stati generali del mondo per far capire alla gente che il governo mondiale non è un complotto plutocratico.
Al  momento siamo su un aereo (il pianeta Terra) che è senza pilota e senza cabina di pilotaggio: a ciò si può rimediare in ventiquattr’ore fondendo il fondo monetario internazionale, il consiglio di sicurezza dell’ONU e il G20. Il potere di questo direttorio dovrà essere controbilanciato dall’assemblea generale delle nazioni unite (un parlamento mondiale).

Questo è, io credo, il nostro futuro. Attali ci assicura che potrà essere democratico. È una persona troppo intelligente per crederlo davvero. Sospetto che stia indorando la pillola. Questa crisi economica è artificiale e questo ci fa capire che la democrazia non è un’opzione che è stata presa in considerazione ai piani alti. Ormai non è più funzionale ai loro scopi: troppa gente si sta ridestando da un lungo sonno e le élite sono disperatamente impegnate a ristabilire una qualche forma di controllo che non potrà che essere autoritaria. È quel che succede ai popoli troppo riottosi, come quelli non occidentali
Popoli disposti a credere alla scemenza delle versione ufficiale dell’11 settembre, al carattere umanitario della guerra in Libia ed alla Minaccia Globale Iraniana hanno davvero bisogno del pugno di ferro? Io credo sia superfluo. È più probabile che se viviamo in una democrazia (oligarchia mascherata da democrazia) è perché siamo troppo tonti ed ignoranti per costituire una minaccia. Di conseguenza, se ci sarà un risveglio, il guanto di velluto sarà tolto immediatamente, anche qui, come è già successo altrove. Quando il velo che dissimula la realtà sarà caduto, scopriremo di essere sempre vissuti nel Regno dei Vampiri, esseri umani che ragionano in modo molto diverso dalle persone normali:

Un vampiro che si rispetti non è così stupido da convertire la vittima in un suo simile o di ucciderla al primo assalto. Il suo obiettivo dev’essere quello di succhiare il sangue, debilitando la sua preda, ma conservandola in vita, senza farsi sorprendere, in modo da poterla parassitare nuovamente. Alla fine la preda muore senza aver capito che cosa le sia successo. Per secoli l’élite finanziaria ha operato al meglio, senza fare il passo più lungo della gamba. Ora, per qualche ragione, si è esposta, e continua imperterrita a negare di essere un letale parassita anche mentre s’ingozza alla giugulare di chi produce ricchezza, sotto gli occhi di tutti, come se ormai le importasse poco di essere scoperta. Gli effetti sono tristemente visibili: Jean-Claude Juncker ha avvertito che una grande recessione è dietro l’angolo. Molti, purtroppo, sono completamente frastornati e si rivolgono proprio ai loro carnefici alla ricerca di lumi, rassicurazioni e stabilità. Alcuni hanno venduto l’anima, come quegli ebrei che hanno consegnato altri ebrei nella speranza di essere risparmiati da chi li disprezza. Altri pensano che scimmiottando i vampiri diventeranno vampiri anche loro e la scamperanno. Contemplare un simile spettacolo fa letteralmente accapponare la pelle.
Se vogliamo, un’altra efficace metafora è quella del ragno. Mentre milioni di persone vogliono credere che quel che le autorità stanno tessendo è una rete di salvataggio, la realtà è che si tratta di una ragnatela. Così ci viene detto che ancora più accentramento dei poteri è la soluzione giusta per risolvere i problemi di un sistema che è fallito proprio per l’intreccio consociativo e criminale di poteri corrotti e spietati:
Proprio quando metà degli stati membri annaspa, schiacciata da debiti, austerità e recessione e dal contagio dei titoli tossici, proprio quando dovrebbe essere chiaro a tutti che oltre metà della popolazione europea non ambisce a diventare più tedesca nel suo stile di vita e cultura (inclusa la cultura giuridica) e che le rispettive economie non sono complementari e quindi non possono essere ordinatamente assemblate in un insieme armonico. Vogliono imporci un unico organismo politico anche quando questo significa minore adattabilità, maggiore rigidità, maggiori frizioni, un più poderoso e pressoché istantaneo effetto-domino:
Per di più, governato da un’élite non eletta (quanti voti prenderebbero degli eurocrati disanimati come Barroso e van Rompuy?) che è stata complice della più grandiosa truffa della storia: la conversione del debito finanziario (privato) in debito pubblico.
Si può star certi che, come suggerisce il già linkato Rachman, il piano sia quello di mettere in pratica a livello europeo quello che sarà poi un governo planetario. Dunque opporre resistere a questo progetto significa fare un favore a tutti gli altri popoli del mondo.
Più regolamentazioni, quando il problema è che non esiste un mercato veramente libero, ma oligopoli che aggirano facilmente ogni regola. Il libero mercato non è mai stato testato e già ci vogliono collettivizzare, sfruttando la crisi per toglierci uno dopo l’altro le nostre sudate conquiste (“siamo tutti sulla stessa barca, dobbiamo fare dei sacrifici: cominciate voi che poi arriviamo anche noi, quando abbiamo un po’ di tempo libero”).
Ma chi? Ma come? Ma quando? Ma come si possono credere queste bestilità? Esclamano gli anti-complottisti, i guardiani del politicamente corretto e del correttamente inteso, quelli che credono o vogliono far credere che chi comanda certe cose non le farebbe mai.
Io domando a questi autoproclamati avvocati della Versione Ufficiale: chi ha messo al potere Mubarak e gli altri autocrati di tutto il mondo? Chi li tiene o li ha tenuti al potere? Quali dittature arabe hanno finanziato i ribelli libici? Di chi sono alleati quei regimi dispotici? Quali democrazie occidentali non hanno appoggiato le proteste popolari nello Yemen e nel Bahrein, hanno chiuso un occhio quando l'esercito saudita ha contribuito a sedare le proteste in Bahrein, continuano a giustificare ogni azione di Israele, violano il diritto internazionale con guerre illegali, torture e carceri segrete, appoggiano colpi di stato contro governi legittimi, spianano la strada agli abusi delle loro multinazionali, corrompono le dirigenze locali, spendono cifre sproporzionate per gli armamenti rispetto ai regimi non-democratici, usano l'umanitarismo e i diritti umani come un cavallo di Troia, cospargono il pianeta di basi militari (ora lo fa anche il Canada), hanno ridotto il dibattito interno alla falsa (farsa) alternativa tra due partiti maggioritari, beneficiano della Guerra al Terrore per restringere i diritti civili dei propri cittadini?Insomma, com'è possibile continuare a credere che la democrazia possa sopravvivere nonostante questo colossale dispiegamento di forze ostili?Trovo stupefacente che così tanta gente continui a vedere solo i tasselli presi singolarmente e non si renda conto del quadro generale, che è a dir poco angosciante. Ci si cimenti nel rispondere alle domande con obiettività e non sarà difficile notarlo.

La sopravvivenza della democrazia è in forse. Dobbiamo smetterla di fare come i bimbi che si coprono gli occhi nella convinzione che se loro non vedono ciò che li circonda, nessuno li vedrà o disturberà. Siamo schiacciati come un sandwich tra aspiranti terroristi rivoluzionari (dal basso) ed aspiranti tiranni plebiscitaristi (dall’alto) e non si vede davvero come la democrazia possa continuare ad esistere senza un incessante, attivo sostegno di chi ancora crede a questa nobile istituzione, l’unica che ci abbia permesso di tenere un minimo a bada i peggiori istinti della nostra specie.

Alla luce di quanto è stato detto in merito alla maniera in cui gli autoritarismi si travestono da democrazie e tenuto conto della esorbitante forza degli interessi finanziari, militari ed industriali, chi scrive dubita che il disegno di un Nuovo Ordine Mondiale possa mantenersi genuinamente democratico. Per la verità, non sono il solo a manifestare un forte scetticismo a questo proposito:

Un Nuovo Ordine Mondiale sarebbe una buona cosa se potesse fermare le guerre, perché le guerre consentono al potere una margine di azione impensabile in tempi di pace. A “beneficio” della sicurezza di tutti, si rendono insicure le garanzie costituzionali di tutti. Ricordiamoci della famigerata constatazione di Joseph Goebbels: “in tempo di guerra ci si è aperta un'intera gamma di possibilità che ci sarebbero state precluse in tempo di pace”. Ma come si possono evitare le guerre? Servirebbe un’organizzazione mondiale armata, ma allora come si potrebbe evitare che divenga un dispotismo interessato solo a rendere il mondo più omogeneo, con la promessa di renderlo più pacifico o più equanime, costringendo le nazioni ad una redistribuzione delle ricchezze attraverso un apparato burocratico capillare ed oppressivo? A questo punto sarebbe meglio una guerra occasionale rispetto a questo genere di “pace” perpetua (Kateb, 2011).
I fautori del Nuovo Ordine Mondiale dovrebbero essere sottoposti al test di Ivan Karamazov sui costi morali e psicologici delle loro visioni utopiche: sareste disposti a rovinare o sacrificare le vite di milioni di persone come prezzo da pagare per un secolo ancora migliore? È doveroso accettare un dispotismo “illuminato” se è un prerequisito necessario per aumentare il piacere e diminuire la sofferenza? E chi mi dice che sia necessario, che non esistano alternative, che il caos contemporaneo sia stato inevitabile e non il risultato di certe logiche e di certi interessi minoritari? È accettabile la schiavitù di una minoranza per il benessere di una maggioranza? Il diritto alla vita di una maggioranza vale di più di quello di una minoranza? Se i più importanti diritti di una minoranza sono limitati o aboliti per poter assicurare quelli di una maggioranza, allora questi cessano di essere tali e diventano privilegi. Si può ancora parlare di democrazia, in questo caso? Il criterio dell’utile applicato su scala planetaria in un contesto di centralizzazione del potere, non aprirebbe forse la strada ad un continuo stato emergenziale e di eccezione, per annullare il dissenso? Non renderebbe più probabile la sospensione dei diritti, la loro rivedibilità, provvisorietà, invece di irrobustirli? Le minoranze non finirebbero per ridursi a mero strumento della maggioranza, a sua volta manovrata da un ristretto numero di potenti, anche più di quanto avviene oggigiorno? (Urbinati, 2007; Wolin, 2011; Khanna, 2011).

COME ARRIVERÀ LA STRETTA AUTORITARIA DEL GOVERNO MONDIALE? QUANDO SI TOGLIERANNO IL GUANTO DI VELLUTO?
Aggravamento della crisi economica con un’ennesima dèbacle finanziaria generata dai grandi cartelli creditizi-speculativi che controllano i governi.
Aggravamento della crisi sociale, con disordini e sollevazioni popolari sempre più frequenti in tutta Europa.
Aggravamento degli effetti del cambiamento climatico (carestie, catastrofi, convulsioni climatiche e estremi meteorologici)
Attacchi terroristici attribuiti all’Iran,
ai suoi alleati latino-americani
ed alla Siria
ora che le autorità dichiarano che Al-Qaeda è stata sconfitta:
Hanno già innestato (cf. Inception) nell’immaginario collettivo l’idea di un attacco terroristico atomico:
Gradualmente stanno innestando un’altra idea: che le crisi globali possono essere risolte solo attraverso un governo mondiale.

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