domenica 11 dicembre 2011

Mai sottovalutare l'Iran - La tragica sorte dei kamikaze israeliani



Questo è il drone stealth modello RQ-170 Sentinel, modellato sul progetto del bombardiere stealth B-2.


Questo è l’Horten 229, aereo sperimentale nazista mai entrato in servizio.

Ci sono due possibilità in merito alla vicenda del drone americano catturato dagli Iraniani e solo una è plausibile. La prima, implausibile, è che il drone sia precipitato per conto suo, a causa di un malfunzionamento. In alternativa, è stato intercettato e catturato dagli Iraniani. In questo secondo caso gli Iraniani sono muniti di tecnologie di altissimo livello, all’altezza di quelle americane, ed ora hanno accesso alla tecnologia supersegreta contenuta nel drone. Nel primo caso significherebbe che la tecnologia americana non è poi così affidabile e in ogni caso sarà presto nota agli Iraniani. In entrambi i casi quel che è accaduto è una grave ed imbarazzante defaillance per gli Americani ed un terribile monito per un governo israeliano che fosse formato da politici responsabili.
Il fatto che il drone sia virtualmente intatto sembra escludere la possibilità che sia caduto. Ne consegue che gli Iraniani sono capaci di interrompere i comandi di controllo satellitare per poterlo dirottare e farlo atterrare quasi in sicurezza in un’area priva di campi di atterraggio. Un vero capolavoro. Ed ora i loro ingegneri elettronici hanno la possibilità di esaminare l’equipaggiamento ed il sistema di comunicazione e controllo.
Com’è possibile che gli Iraniani siano stati in grado di individuare un velivolo che non dovrebbe praticamente lasciare alcuna traccia sui radar? C’è chi punta il dito sulla prontezza con la quale gli Israeliani hanno venduto ai Russi le stesse tecnologie che hanno procurato agli Stati Uniti.
Quindi è ipotizzabile che Russi e Cinesi possano aver approntato un eccellente sistema di difesa per gli Iraniani, anche per poter arrestare l’espansione del colonialismo americano nell’Asia Centrale.

Intanto Netanyahu ha fatto capire che finché l’Iran resta una minaccia per Israele, sponsorizzando Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza, non ci sarà la pace in Medio Oriente. Perciò, orwellianamente, l’unica via per la pace è la guerra. Avner Cohen ("A New Nuclear Reaction", Haaretz, Nov 21, 2011), ricorda che il bombardamento del reattore nucleare iracheno di Osirak nel giugno del 1981 ha significato l’inaugurazione di una dottrina israeliana che comporta l’accettazione del coinvolgimento in un conflitto esteso pur di impedire che potenze mediorientali ostili ad Israele si dotino di armi atomiche, prospettando un Secondo Olocausto, questa volta nucleare. Anche al tempo di Osirak l’intelligence israeliana aveva sconsigliato quell’attacco e una parte del governo – incluso il ministro  della Difesa – era ferocemente contraria ad un’azione che giudicavano sconsiderata. Begin lo ordinò ugualmente. Quel che si è appreso successivamente è che l’attacco spinse Saddam Hussein ad intraprendere sul serio un programma di armamento nucleare, che si concretizzò entro 3 mesi, con la prima produzione di uranio arricchito invece che di plutonio. Dunque la vittoria israeliana fu una vittoria di Pirro che arrecò più svantaggi che benefici, ma ora serve da modello per quel che intendono fare gli Israeliani nel 2012.

Gli Stati Uniti hanno già elaborato i possibili scenari conseguenti ad un attacco all’Iran della durata di tre giorni e sono sempre più riluttanti a farsi coinvolgere da Israele, che al contrario è sempre più aggressivo. I vari Segretari alla Difesa statunitensi ce l’hanno messa tutta a farsi promettere da Netanyahu che non ci sarà un attacco israeliano senza che gli Stati Uniti siano preavvertiti, fallendo. Israele ha testato i missili Jericho III che possono essere lanciati dai sottomarini ed ha effettuato delle esercitazioni aeree congiunte con le forze aeree italiane sopra la Sardegna, con un raggio di 800 km e, prima ancora, fino a Gibilterra. La cyber-guerriglia israeliana non sarebbe intesa a bloccare il programma nucleare iraniano, ma a neutralizzare le difese antiaeree e la rete elettrica dell’Iran (Eli Lake, "Israel's Secret Iran Attack Plan: Electronic Warfare," The Daily Beast, Nov, 16, 2011).  

Come si svolgerebbe l’attacco israeliano?
Come nel 1981, meno di un centinaio di aerei attraverserebbero lo spazio aereo turco e non potrebbero tornare sulla stessa rotta, perché la Turchia non lo permetterebbe. Dunque dovrebbero rientrare attraversare Iraq e Giordania, confidando nel fatto che non reagiranno (il che non è scontato). Il passaggio nei cieli siriani sarebbe immediatamente segnalato agli Iraniani, che non sarebbero quindi colti di sorpresa. La carenza di rifornimento aereo in volo condannerebbe molti aerei ritornanti. Diversamente da Iraq 1981 e Siria 2007, i siti iraniani sono numerosi, sotterranei, fortificati e ben protetti da missili antiaerei: servirebbero centinaia di missioni per intaccare il programma atomico – che sarebbe comunque solo ritardato. Un’operazione di rara complessità che gli Israeliani non hanno mai incontrato prima e che molto probabilmente sottovalutano drammaticamente.

Come reagirebbe l’Iran?
Israele ha perso la guerra del 2006 contro Hezbollah in Libano, grazie a missili teleguidati relativamente economici di fabbricazione russa ed iraniana che hanno rivelato la vulnerabilità dei carri armati Merkava, degli aerei prodotti negli Stati Uniti e delle navi israeliane, pur protette da sofisticati sistemi di difesa. Se Israele ha scelto di non insistere in Libano è perché si è reso conto che la cosa si stava risolvendo in un disastro. Dopo 5 anni non è detto che Israele abbia colmato il gap tecnologico. Anzi, questo potrebbe essersi persino ampliato. Sono passati 5 anni e l'Iran ha continuamente migliorato il proprio apparato bellico, cosciente com'è della forza che potrebbe trovarsi a fronteggiare. Un attacco all’Iran scatenerebbe la reazione di Hezbollah, che farebbe arrivare una pioggia di missili scud sui centri abitati israeliani. Lo stesso potrebbe fare la Siria (che è ufficialmente ancora in guerra con Israele). Israele riuscirebbe a intercettarne solo una piccola parte.

Cosa farebbero gli Stati Uniti?
Due tra i più alti ufficiali dell’esercito americano, il generale Martin Dempsey, capo di stato maggiore delle forze armate americane e il generale James Mattis, comandante dello United States Central Command (che sovrintende al teatro medio-orientale e dell’Asia Centrale), hanno chiesto ad Obama di dissuadere Israele dal compiere quella che considerano una follia. Obama ha risposto che Israele è una nazione sovrana.
Ciò espone alle rappresaglie iraniane tutte le basi americane dell’area, assieme alla quinta ed alla sesta flotta. Panetta ha rampognato Netanyahu, dicendogli che il suo dovere è quello di sedersi al tavolo delle trattative con i Palestinesi e che un alleato deve mostrare senso di responsabilità, non comportarsi come un caporione. Non è stato ascoltato.

Sono sempre più convinto che Israele si stia avviando verso un Secondo Olocausto, nella convinzione che solo così potrà prevenirlo (tragiche ironie della storia):

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