mercoledì 19 ottobre 2011

Un po' di chiarezza sull'intervento in Kosovo, modello per quello in Libia




Oggi i gruppi dirigenti fanno innanzitutto guerra ai propri sottoposti, e il fine della guerra non è quello di conseguire o impedire conquiste territoriali, ma di mantenere intatta la struttura della società. La stessa parola “guerra” è pertanto divenuta fuorviante. Non si sarebbe probabilmente lontani dal vero se si affermasse che, diventando perenne, la guerra ha cessato di esistere. [...] Una pace davvero permanente sarebbe la stessa cosa di una guerra permanente. Anche se la maggior parte dei membri del Partito l’intendono in modo più superficiale, è questo il vero significato dello slogan “La guerra è pace”.
George Orwell - 1984

L'intervento NATO in Kosovo inizia dopo il fallimento dei negoziati di Rambouillet (6-23 febbraio 1999). I Serbi abbandonarono le trattative quando si videro imporre la clausola “Appendice o Annex B” che prevedeva l’occupazione militare della federazione serba da parte di truppe NATO.
Lo stesso Kissinger affermò che si trattava di una provocazione irricevibile da qualunque paese: “Il testo di Rambouillet, che chiedeva alla Serbia di ammettere truppe NATO in tutta la Iugoslavia era una provocazione, una scusa per iniziare il bombardamento” (Daily Telegraph, 28 June 1999).
Penso che i termini imposti a Milošević a Rambouillet fossero assolutamente intollerabili; come avrebbe mai potuto accettarli? Fu una scelta deliberata” (John William Gilbert, ministro della difesa inglese)
Un mese dopo iniziarono le operazioni militari NATO contro la Serbia e ci fu l’escalation di violenze serbe contro i kosovari.
Il segretario alla difesa britannico George Robertson, testimoniando di fronte al Parlamento, dichiarò che “fino al gennaio del 1999 l’ELK (Esercito di Liberazione del Kosovo) aveva ucciso più persone delle autorità serbe”.
PRIMA DELL’INTERVENTO “UMANITARIO” NATO NON C’ERANO STATE OPERAZIONI DI PULIZIA ETNICA:

Nel 1998 l’ELK era stato inserito dagli Stati Uniti in una lista di organizzazioni terroristiche implicate nel narcotraffico
Il primo ministro kosovaro, già leader della guerriglia, era un capo-mafia
così come tanti dei suoi compagni nell’ELK, coinvolti in tutti i possibili traffici (droga, armi, donne, organi):
I bombardamenti umanitari di obiettivi civili da parte della NATO non ebbero nulla di umanitario (Human Rights Watch)
Oggi il Kosovo ospita “Camp Bondsteel”, la più grande base militare americana dell’Europa sudorientale.
che è diventata un campo di detenzione in stile Guantanamo, stando alla descrizione della Commissione Europea per i Diritti Umani
KOSOVO STORIA/4 – Uno stato mafioso nel cuore d’Europa 14 luglio 2010 di Matteo Zola L’oleodotto di Dick Cheney Ambo sta per Albanian Macedonian Bulgarian Oil, entità registrata negli USA per costruire un oleodotto da 1,1 miliardi di dollari (noto anche come Trans-balcanico) che dovrebbe essere ultimato entro il 2011 e portare il petrolio dal Mar Caspio a un terminal in Georgia. Da lì verrebbe trasportato via nave attraverso il Mar Nero fino al porto bulgaro di Burgas per poi attraversare la Macedonia fino al porto albanese di Vlora. La guerra della Nato voluta da Bill Clinton contro la Jugoslavia era cruciale per l’accesso strategico a Vlora, dove il greggio deve essere imbarcato sulle petroliere dirette alle raffinerie statunitensi sulla West Coast. Va detto che lo studio originale di fattibilità dell’Ambo, che risale al 1995, è stato condotto dalla Kellogg, Brown and Root, una sussidiaria dell’Halliburton, compagnia che si dice vicina all’ex vice presidente Dick Cheney. L’Ambo si accorda infatti con la griglia energetica perseguita da Cheney (e, prima di lui, da Richardson, ministro per l’Energia di Clinton) che dovrebbe assicurare agli Stati Uniti anche il petrolio delle ex-repubbliche sovietiche. Naturalmente la cosa può funzionare solo militarizzando massicciamente il “corridoio energetico” che parte dal Caspio e attraversa Caucaso e Balcani, e isolando le potenze confinanti, ovvero Russia e Iran. Ecco il perché di Camp Bondsteel, la più grande base statunitense oltreoceano dai tempi del Vietnam, costruita dalla stessa compagnia che ha progettato l’oleodotto (Kellogg, Brown and Root) su 400 ettari di terra (agricola) vicino al confine con la Macedonia.
è ironico che proprio questa operazione sia stata impiegata per giustificare quella in Libia!

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