martedì 25 ottobre 2011

Massoneria e Rivoluzione



Ci sono massoni "buoni" e massoni "cattivi". La massoneria, come ogni altra istituzione umana, è eterogenea al suo interno. 

RIVOLUZIONE AMERICANA

Molti tra i fondatori degli Stati Uniti erano massoni. Almeno 1 su 10 tra i firmatari della Dichiarazione di Indipendenza, fino a un terzo dei firmatari della Costituzione, fino a metà dei generali della guerra di indipendenza. Paul Revere, John Hancock, James Clinton, George Washington e Benjamin Franklin erano Gran Maestri:
Il 14 ottobre 1773 il famoso Boston Tea Party (casse di tè gettate in mare) fu probabilmente coordinato dalla loggia massonica di St. Andrew, che quel giorno nel registro scrisse una grossa T al posto del resoconto dell'incontro serale, che non si tenne. Quel che è certo è che fu pianificata alla Green Dragon Tavern, luogo d’incontro massonico.
Due anni dopo cominciò la rivoluzione e Washington, un Gran Maestro massone, fu nominato comandante in capo delle truppe americane. La nomina a presidente fu proclamata da Robert Livingston, Gran Maestro.

RIVOLUZIONE FRANCESE

Saint-Just, orfano di padre e di origine contadina, giunto squattrinato a Parigi e col vizio del gioco d’azzardo, si iscrive ad una loggia massonica che gli finanzierà le pubblicazioni sovversive e libertine e l’acquisto di 8 ettari di terreno. 
All’apertura degli Stati Generali su 605 deputati del Terzo Stato 477 sono affiliati ad una loggia massonica, inclusi Mirabeau e Necker.
“Intanto l’abilissimo Jean de Batz, che sembra avere innato il genio dell’intrigo e della corruzione, sta preparando il suo piano: suscitare di continuo tali dissensi e sospetti in seno alla Convenzione da spingerla a disfarsi, in fasi successive, di tutti i suoi uomini più rappresentativi. […]. De Batz ordina ai suoi agenti, che ostentano di proposito un esacerbato giacobinismo (tutti o quasi, si noti, ricchi banchieri e uomini d’affari come Dufourny, Proly, Desfieux, pereyra, Gusman, d’Espagnac e i due fratelli Frey), di spingere sempre più gli estremisti a favorire, con ogni mezzo, un’insurrezione popolare che faccia sparire i deputati della Gironda, tutti irrequieti partigiani della monarchia costituzionale”.
[Da: “Saint-Just”, di Mario Mazzucchelli. Milano : Dall'Oglio, 1980, p. 109].

RIVOLUZIONE FASCISTA

"La Massoneria (specialmente quella di Piazza del Gesù, ma in misura minore anche quella di Palazzo Giustiniani) ha avuto probabilmente un ruolo non decisivo, ma certamente di primo piano, nel favorire la presa di potere del fascismo. Ben documentati sono i contatti dei principiali capi fascisti, non escluso lo stesso Mussolini, con entrambi i Grandi Maestri, prima o subito dopo la marcia su Roma, ed in particolare l’attività intensissima dispiegata dal Gran Maestro di Piazza del Gesù, Raoul Palermi, allo scopo di ottenere l’acquiescenza delle autorità al colpo di mano fascista. È anche documentato, sebbene non facilmente quantificabile, l’aiuto finanziario della Massoneria al fascismo degli inizi. Quel che soprattutto è certo ed inequivocabile, è che quasi l’intera gerarchia fascista nel periodo della presa di potere, con l’eccezione dello stesso Mussolini e di pochissimi altri, è composta di massoni d’entrambe le osservanze. Massoni sono tutti i Quadrunviri; massoni, o almeno ex massoni, sono tutti i partecipanti alla riunione di torre Pellice del 17 settembre 1922 in cui si organizza la Milizia in vista del colpo di Stato; massoni erano in larga parte già i partecipanti all’adunanza di Piazza San Sepolcro con cui nasce ufficialmente il fascismo.
Da queste premesse non derivarono affatto conseguenze coerenti; anzi, l’atteggiamento del fascismo al potere fu antimassonico in pratica da subito […]. Senza alcun’effettiva resistenza da parte delle autorità massoniche, che sembrano fare a gara nel dimostrare la propria innocuità, e quindi la propria impotenza. […]. Anziché lottare per le proprie radici storiche e la propria ragion d’essere ideale, la Massoneria sembra voler fare di tutto per dare ragione ai suoi nemici, aiutandoli nella propria distruzione".
Luigi Alfieri, prefazione a “Massoneria e fascismo”, di Angelo Livi. Foggia : Bastogi, 2000.

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